Musica

Beat Happening – Jamboree (Rough Trade Records)

Le cose che mi indussero ad ascoltare I Beat Happening la prima volta furono due, una foto di Calvin Johnson che ballava durante un concerto e il nome stesso della band. Quell’immagine di Calvin giovane, alto, con il capo rivolto verso il basso e il braccio steso in alto con il microfono in mano, e quel nome che è una sentenza inequivocabile, asciutta e perfetta, mi catturarono.

Subito dalla prima traccia mi resi conto di essere arrivato a un punto di svolta. Questo sono i Beat Happening, un turning point per chi li ascolta e per la storia della musica indipendente. Sono tre, Heater Lewis, Bret Lunsford e Calvin Johnson fondatore della band e dell’etichetta K Records, la più importante e influente etichetta indipendente americana.

Fin dalla prima traccia sono evidenti le intenzioni del trio, Lo-Fi Garage Pop Punk, la voce di Calvin sembra quella di Lux Interior (The Cramps) in gita a Yellowstone; il basso, la batteria e la chitarra sembrano registrate in cucina mentre qualcuno prepara i pop corn. Forse questo è il meno semplice dei 4 album che ha registrato la band, ma è assolutamente imperdibile per la presenza di Indian Summer.

Indian Summer è una ballata, è una poesia, è un testo che racchiude in pochi versi l’essenza della cultura americana, dei loro riti di passaggio dall’adolescenza all’età adulta, dal piacere della scoperta all’affermazione dell’individualismo come episteme. Stainback, Carver e Fante sono gli autori americani ascrivibli a questo incredibile pezzo che musicalmente è un tributo ai Velvet Underground, e più precisamente alla batterista Moe Tucker. Il resto del disco si spinge oltre il confine pop e sfiora il folk più spontaneo e crudo.

Traccia proposta: Indian Summer