Itinera

Namaskar India

Surf in Tamil Nadu
Coromandel Coast, Tamil Nadu, India. Ph. Emiliano Mazzoni

Un tempo “le Indie” erano quelle cercate da Colombo, o quelle percorse dai commercianti arabi e veneziani, solcate dalle carovane, raccontate nei romanzi e nelle taverne dei porti. Erano un luogo idealizzato e poco importa se alcuni le cercassero ad est ed altri a ovest del Vecchio Mondo. Dietro quel nome incantato, quasi di donna, ognuno, da Marco Polo ai regnanti inglesi, vedeva misteri, commerci e amori.

Madurai Temple
La città tempio di Madurai, Tamil Nadu, India. Ph. Emiliano Mazzoni

Poi in duecento anni, un battito di ciglia nella sua storia millenaria, tutto è cambiato e l’India si è scrollata questi polverosi miti alle spalle. Ciò che ci spinge qui oggi non è una caccia al tesoro tra i misteri del passato, ma un viaggio “presa-di-coscienza” in una realtà che sta influenzando a vari livelli le sorti del pianeta.

Kerala, India. Ph. Emiliano Mazzoni

L’India del boom economico, l’India dei manovali dell’informatica, gli IT Coolies che salvarono la Texas Instrument dal millenium bug del 2000, convive quotidianamente con l’India delle caste e delle disperanti povertà degli esclusi: una contraddizione che caratterizza lo stato democratico più grande al mondo e che costituisce il più grosso shock culturale per chi, come noi, arriva dall’Europa.

TAMIL NADU

Alle 05:45am il nostro aereo atterra a Chennai dopo aver bruciato oltre a centinaia di litri di carburante, migliaia di km ed interi universi culturali in sole 11 ore di viaggio. Sono i corpi ad attirare fin da subito la nostra attenzione, non tanto per la quantità ma per la sensazione fisica di avere attorno una miriade infinita di persone. Il concetto di privacy occidentale viene alterato, gli spazi che ognuno ha a disposizione sono limitati e la tolleranza è un elemento fondamentale alla convivenza.

Auroville, Tamil Nadu, India. Ph. Emiliano Mazzoni

Le donne indiane colpiscono per la loro varietà nel vestire, per i coloratissimi sari che indossano, le lunghe gonne, giacche sblusanti e pantaloni di ogni genere. Sembra una meravigliosa libertà di vestirsi, ma in realtà ogni abito definisce la loro individuale conformità. Ogni particolare definisce uno status e da come sono vestite si può capire la loro regione di provenienza, la loro religione e la loro casta. Gli indiani si fanno un’idea della donna anche in base a cosa mangia a colazione e una volta che sanno il suo nome, il quadro diventa completo.

surf in india
Alla ricerca di un taxi. Ph. Emiliano Mazzoni

Velocemente attraversiamo l’immigration office e contrattiamo con il primo taxista che ci viene incontro. Il signor Vishnu, originario di Bangalore, sembra una persona onesta, e la sua Ambassador bianca in ottime condizioni. Attraversiamo la città senza accorgerci del tempo che passa. Il traffico è intenso e le parole di Vishnu sono un’ottima colonna sonora alle immagini che scorrono davanti ai nostri occhi. Mi racconta di quando è dovuto trasferirsi in questa città nei primi anni ’80 per sposarsi e mettere su famiglia. Allora lavorava negli stabilimenti automobilistici Tata come operaio, poi, dopo aver acquistato un taxi a tre ruote, ha trasportato milioni di persone fino a quando non ha potuto comprarsi un Ambassador e guadagnare più soldi. Il figlio ora vive coi nonni a Bangalore e studia ingegneria informatica all’Indian Institute of Science (IISc), considerata l’accademia scientifica più selettiva al mondo. Per intenderci, Harvard è la scelta di ripiego per quelli che non sono riusciti ad entrare qui. La storia di Vishnu è simile a quella di tante famiglie indiane che indipendentemente dalla casta e dalla condizione economica hanno potuto realizzare i propri sogni attraverso i finanziamenti statali destinati ai meno abbienti.

Namaskar India
Giacomo, Giuliano, Ale e Fra alle prese con una carta geografica. Ph. Emiliano Mazzoni

Ale, Fra, Giuliano e Giacomo sono seduti sui sedili posteriori letteralmente incastonati tra le tavole e guardano, in piena sindrome di Stendhal, lo scintillante centro di Madras. Solo quando attraversiamo Erukkanchery High Road, nei quartieri periferici, si accorgono del rovescio della medaglia. In questi inferni di lamiera chiamati Slum vivono decine di migliaia di esclusi che hanno avuto meno fortuna di Mr Vishnu: sono loro i veri poveri, che ai margini della città cercano di ritagliarsi un minuscolo spazio vitale, si alzano un’ora prima dell’alba e si infilano tra le piccole strade di New Moore Market. Rovistano tra i rottami di vecchi computer in disuso e separano i dischetti impregnati di cromo dalle pile alcaline piene di mercurio, le cartucce di inchiostro vuote dai cavi di connessione e, per un dollaro al giorno, portano i componenti utilizzabili a qualche grossista. Man mano che procediamo il groviglio urbano va sempre più districandosi e “l’impero dei segni” che contraddistingue la metropoli sfuma in campagna.

COSTA COROMANDEL

Raggiungiamo la costa dopo alcune ore di viaggio. Le dune di sabbia ci impediscono di vedere il mare, Ale e Francesco sono i primi a vedere il tempio e la spiaggia e anche i primi a vedere un’onda destra srotolare per almeno un centinaio di metri. L’angolo della swell e l’esposizione dello spot fanno lavorare la secca come se fosse un point, dove il basso fondale pettinato alla perfezione della corrente, produce una serie di sezioni ripide e veloci che srotolano regolari fino a riva.

Francesco Palattella disegna linee sull’onda del tempio. Tamil Nadu, India. Ph. Emiliano Mazzoni

Il motore di tutto ciò è il monsone, un vento stagionale tipico dell’Oceano Indiano che influenza profondamente il clima dell’Asia fino al sud del Giappone. Esistono principalmente due stagioni: quella secca si verifica durante i mesi invernali (da novembre a marzo), a seguito della differenza termica fra il continente asiatico più freddo e l’Oceano Indiano più caldo, ed origina il monsone di Nordest che spira dalle montagne indiane verso il mare; la stagione umida invece (da maggio a settembre) è attivata dal meccanismo inverso. È il continente asiatico ad essere decisamente più caldo dell’Oceano Indiano e ad innescare quell’umido vento da mare (Sudovest) foriero di onde e di precipitazioni piovose.

surf in india
Francesco Palattella sulla destra del tempio. Ph. Emiliano Mazzoni

Da vicino le onde si rivelano essere di poco sopra la testa e sembra risentano molto della marea entrante che accentua la corrente. Lasciamo i nostri bagagli nella guest-house appena di fronte allo spot e surfiamo fino al tramonto, nonostante le 15 ore di viaggio alle spalle.

JUAN

Io e Giuliano abbiamo conosciuto Juan nel 2004 tramite un amico in comune e siamo diventati amici fin da subito. Lui e il fratello Samai vivono in India da parecchi anni, da quando i genitori hanno lasciato la Costa Basca, assieme ad un gruppo di europei che hanno trapiantato qui in India le loro radici. Juan e Samai fanno parte di una comunità surfistica che vive a 70 km da qui e lo chiamo per raccontargli la quantità e qualità di onde che stiamo surfando ininterrottamente da una settimana.

Lo raggiungiamo nei giorni a venire e prima di condurci a vedere una destra lunga e veloce che frange per qualche centinaio di metri alla foce di un fiumiciattolo a pochi chilometri da casa sua, ci porta a visitare la mini rampa in cemento che ha appena costruito per la comunità skate locale.

Surf in India
Juan conosce i segreti della Fogna meglio di chiunque altro. Ph. Emiliano Mazzoni

Juan parla di come l’impatto dello sviluppo turistico in India sia irrefrenabile e sestuplicato negli ultimi anni e quanto l’India si sia trasformata da terreno di conquista per imprenditori senza scrupoli ad oggetto del desiderio per gran parte degli investitori Hi-tech. Le tracce di questo cambiamento sono visibili ovunque. La strada che costeggia il mare, fino a pochi anni fa domino di ricksaw e biciclette, ora pullula di auto e camion. A supporto di questa trafficata arteria, trovano significato officine, ristoranti, guest house, e negozi di tutti i tipi. Molti di questi cambiamenti hanno influenzato gran parte degli equilibri pre-costituiti in tutta la zona, e anche in quella di Juan e della piccola comunità surfistica della Costa di Coromandel. Quando Juan conosce Francesco e Giacomo capisce che si può fidare di noi e il giorno dopo ci conduce verso il suo segreto.

LA FOGNA

Juan ci spiega che per raggiungere il lato Sud della foce bisogna attraversare a nuoto il canale, ed è proprio dove ci si butta che la fiumana spinge i residui organici provenienti dalle viscere putride della città. L’alta marea, quando l’acqua del mare si mescola con quella dolce ed il colore dell’acqua diventa più chiaro, è il momento migliore per attraversare.

Coromandel Coast
Alessandro Maddaleni, alta marea nella fogna. Coromandel Coast, Tamil Nadu, India. Ph. Emiliano Mazzoni

La swell è calata molto rispetto ai giorni passati, ma i set che accarezzano il bank di sabbia, nel lato Sud, sono ancora di almeno 3 piedi. Ale, Francesco, Juan e Sanjai (uno dei surfisti della comunità) surfano tutta la mattina disegnando linee lunghissime sulle onde.

A mezzogiorno ritornare verso casa, una graziosa guest house a pochi chilometri dal secret spot, sembra un’impresa impossibile con le tavole caricate sul motorino nell’ora di punta su Nehru Street, imbottigliati nel traffico indiano, caotico ma regolato da convenzioni non scritte che tutti rispettano. Nella gerarchia della strada al primo posto ci sono i ricksaw (piccole automobili a tre ruote), i quali sfrecciano per le vie del centro come dei kamikaze; poi ci sono le Ambassador, copie della vecchia British Morrison Oxford, solide e resistenti possono essere riparate da qualsiasi meccanico delle strade indiane per poche rupie. Poi i Tata Truck (trattori a rimorchio) ed i bus Ashok Leyland i quali, grazie alle loro dimensioni, si garantiscono una posizione di rilievo nella gerarchi della strada. Al gradino più basso di questo inferno di lamiere ci sono quelli come noi che, a bordo di ciclomotori Baja, sono i veri intoccabili della giungla urbana. Il clacson è l’unico nostro strumento di difesa.

surf in india
A bordo di un ciclomotore Baja, siamo i veri intoccabili dell giungla urbana. Ph. Emiliano Mazzoni

Rimaniamo lungo questa costa fino alla partenza di Ale, che vola a Trivandrum in attesa di un volo per Roma. Grazie al monsone di sudovest che in questo periodo soffia molto forte lungo le coste occidentali indiane, scivolando verso l’alto deviato dalla catena montuosa del Ghati Occidentale, e che provoca onde regolari stese da una leggera brezza da terra, Ale , prima di partire,riesce a concedersi una inaspettata session indiana con onde di oltre due metri tubanti e violente, spazzate da una insistente pioggia.

LE BELLEZZE NERE

Se lo spostamento ha un cuore e un’anima, in India si trovano in queste locomotive chiamate con affetto “le bellezze nere”, e che abbiamo la fortuna di vedere esposte nella stazione di Villupuram. Simbolo dell’Impero Britannico evocano la magia di un’epoca in cui uomini e macchine per la prima volta unificarono la nazione. Più di un secolo fa infatti, il fischio delle locomotive a vapore lacerò i deserti e le pianure dell’India cambiandone per sempre il futuro. A quell’epoca i villaggi e le città erano isolati dalle grandi distanze ed i fichi dei Banyan indicavano la fermata del treno. Sotto di essi si aspettava il convoglio come si aspetta l’arrivo di una grande nave. I viaggiatori, all’arrivo, erano accolti da una folla festante che celebrava il viaggio come un evento magico. Distanze che avrebbero richiesto settimane di viaggio su un carro trascinato da buoi, ora venivano percorse in pochi giorni, grazie a queste bellezze meccaniche.

Giuliano Ariati sul Trivandrum Express. Ph. Emiliano Mazzoni

Ma quell’epoca di romanticismo non sarebbe durata per sempre e oggi sono i treni ad alta velocità a dominare le rotaie indiane. Gli inglesi costruirono la prima ferrovia nel 1850 e al momento dell’indipendenza (1947) il paese contava decine di linee ferroviarie che univano stati e territori. Oggi queste linee sono state fuse in un’unica gestione. Con 65.000 km di strada ferrata e più di 7000 stazioni, la ferrovia Indiana è oggi la più grande al mondo ed ancora una volta ci esponiamo all’emozione di essere immersi in un bagno di folla, ad attraversare il subcontinente in classe economica sul Trivandrum Express. Viaggiando sulle carrozze di seconda classe di questi treni che vanno da un capo all’altro del Paese, si incontrano persone di ogni dove, dai milionari ai mendicanti, dagli ingegneri agli operai, dai dottori ai banchieri.

Surf in india
Kerala, India. Ph. Emiliano Mazzoni

Il nostro viaggio nasce concettualmente come un viaggio low-budget perché è solo attraverso i mezzi della gente comune che si viene a contatto con la realtà locale. Arriviamo a Trivandrum senza accorgercene e mentre Ale atterra all’eroporto di Fiumicino, noi abbandoniamo il dedalo ferroviario indiano per tuffarci nel Mare Arabico.

skate in india
I tre elementi: Aria, Fuoco e Acqua. Ph. Emiliano Mazzoni

Per una settimana surfiamo, assieme ad un locale, Muthu Arland, onde che non scendono mai sotto i due metri di altezza, alternando le session di surf a bollenti skateate fra le strade di Trivandrum. Una routine che ci accompagna fino alla data della nostra partenza.

Ringraziamo la comunità surfistica della Costa di Coromandel per averci introdotto alla cultura Indiana, a Juan per averci svelato alcuni dei suoi segreti, e alla Slam Jam per avere creduto in questo progetto.