Le onde di Ray
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Raymond Pettibon è alto, dinoccolato, con i capelli mossi e spesso unti. A vederlo sembra il tipico ricco nullafacente di Malibu che trovi al Whole Food in vestaglia eppure è uno dei più importanti e rappresentativi artisti contemporanei, la sua arte è già stata oggetto di migliaia di articoli, libri saggi e ovviamente mostre nei musei più blasonati. Black Flag, Sonic Youth, Waimea, Minutemen, Charles Manson, Al Merrick, Greg Ginn, Donald Trump… sono tutti in stretta relazione con l’opera di Raymond Pettibon… impossibile non parlarne.
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È nato a Tucson AZ nel 1957, e cresciuto in una famiglia di artisti. Sua madre era una pittrice e suo padre un ingegnere navale che amava la navigazione a vela. Il suo vero nome è Raymond Ginn, e questo dovrebbe suggerire qualcosa. Sì, è il fratello di Greg Ginn, il fondatore della SST records e soprattutto della band hardcore punk Black Flag, nella quale Raymond aveva iniziato come bassista. Non è durato a lungo come membro del gruppo, ma è famoso per aver inventato il nome della band e avere disegnato il suo logo: quelle quattro irte barre nere. A quanto pare il logo Black Flag è il simbolo più tatuato di tutti i tempi.
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Da qui in avanti la sua fama e influenza si sono diffuse nelle controculture punk, surf e skate di quell’epoca arrivando fino ai giorni nostri. Dopo le copertine dei Black Flag ha illustrato copertine di altre band, ad esempio la famosissima copertina di Goo dei Sonic Youth, dove Raymond Pettibon ha quell’istinto per l’iconico che rende il suo lavoro riproducibile all’infinito. La sua copertina per l’album Goo dei Sonic Youth del 1990 ha generato centinaia di parodie e mash-up, con la coppia di fumatori riproposta nei panni di Dr Dre e Snoop (Chronic Youth), nei personaggi di Arrested Development (Sonic Bluth) e Walt e Jesse (Sonic Meth) di Breaking Bad.
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Negli anni ’80, Pettibon ha iniziato a creare opere d’arte in modo più serio, influenzato dal lavoro di artisti come Marcel Duchamp, Ed Ruscha e il fumettista Robert Crumb. Le sue prime opere consistevano in disegni su carta velina che rappresentavano scene di vita quotidiana, spesso accompagnati da testi ironici che riflettevano sulla società e sulla cultura pop. Profondamente influenzato dalla figura di John Severson (considerato il padre della surf art, Severson è stato il fondatore di Surfer Magazine ed è noto per le sue opere a olio e acquerello) e da altre figure della cultura surf e skate, Pettibon ha sviluppato il proprio stile unico e distintivo, definito “Intellectual Graffiti” da alcuni critici. La sua passione per il surf lo ha portato a produrre una vera e propria serie di opere dedicate a onde, surfisti, tavole ecc. Queste opere sono peraltro le più costose di tutta la sua produzione. Il quadro surf più famoso è probabilmente quello che raffigura Greg Noll, “Waimea ’69”.
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L’opera influente di Pettibon coinvolge un ampio spettro di iconografia americana (famosi i quadri che ritraggono Manson, Trump, Regan, Bin Laden). Intrappolando immagine e testo, i suoi disegni coinvolgono la retorica visiva della cultura pop e commerciale mentre incorporano un linguaggio dai mass media e testi classici di scrittori come William Blake, Marcel Proust, John Ruskin e Walt Whitman. Attraverso la sua esplorazione del potenziale visivo e critico del disegno, la pratica di Pettibon risale alle tradizioni della satira e della critica sociale nell’opera degli artisti e dei caricaturisti del diciottesimo e del diciannovesimo secolo come William Hogarth, Gustave Doré e Honoré Daumier, rafforzando l’importanza del mezzo all’interno dell’arte e della cultura contemporanea.
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Le opere di Raymond Pettibon sono state esposte nei più importanti musei e gallerie di tutto il mondo: il Museum of Modern Art di New York, il Centre Pompidou di Parigi e il Museo d’Arte Contemporanea di Los Angeles. È considerato uno dei maggiori artisti concettuali del XX secolo e ad oggi continua a lavorare ed esporre le sue opere.
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